Interea duro gens Mediolana Papiam Persequitur bello nec regia signa veretur Que pro tutela miseris rex civibus ante Miserat egregius, nec ipsum, ut fama ferebat, Credit venturum populum frenare superbum, Nec putat esse ducem, qui cogere Mediolanum Marte queat, tanti sibi gens numerosa videtur. Ergo furit nimio mentis cecata furore, Ut chorus ad Bachi properans trieterica matrum, Quas nec natorum retrahit nec cura virorum. Castrum erat eximium pulcrumque, Vigebile dictum, Menibus et vallo munitum opibusque refertum, Quod populus vigili servabat mente Ticini. Quippe Ticinensi solum restabat in hora, Pluribus eversis, que gens superaverat atrox Mediolanensis bellorum exercita curis. Huc quoque iam varios martis stimulata furore Fecerat incursus, set erat bis terque repulsa. Nunc igitur socias quantas valet undique turbas Aggregat, ut castrum queat expugnare supremis Viribus et nulla metuat vi posse repelli. Invitata suum dat amice Brixia genti Auxilium magnis precibus precioque roganti, Nec metuit vexilla ducis radiantia summi. Et Crema dat populo solitas obnoxia vires, Cuius subsidiis contempsit freta Cremonam, Dantque Placentini socios urbesque remote. Innumere coeunt acies et Signa sequuntur Mediolanensis populi superare volentis Castrum, quod forti vult mente Papia tueri. lamque parant omnes transire fluenta Ticini

Intanto la dura nazione di Milano e Papia È perseguitato dalla guerra e non teme gli standard reali Quello per la protezione del miserabile re davanti ai cittadini Era compatito da quell'uomo eccellente, e non da se stesso, come diceva il rapporto, Crede che verrà a frenare il popolo orgoglioso, Né pensa che ci sia un leader che forzerà il Milan Marte sembra essere una nazione così numerosa. Perciò si arrabbia con una furia cieca di troppa mente, Come un coro che corre verso la madre tripartita di Bach, Che né la cura dei figli né la cura degli uomini frenano. Il castello era eccellente e bello, si diceva fosse forte. Fortificato di uomini e di bastioni e pieno di ricchezze, Che il popolo vegliava nella mente dei ticinesi. Quando nell'ora rimasero soli i ticinesi, Dopo diversi rovesciamenti, quella nazione aveva superato il terribile Hai cura degli eserciti delle guerre milanesi. Anche qui l'ira era già stata stimolata in più occasioni Aveva sferrato un attacco, ma era stato respinto due e tre volte. Ora dunque radunate quanta più gente potete da ogni parte Si riunisce per poter attaccare il castello con il più alto Con la forza e senza paura di essere respinti con la forza. Dà il suo invito alla sua amica Brixia Chiedere aiuto con grandi preghiere Né aveva paura degli stendardi radiosi del leader supremo. E Crema dà al popolo il consueto esercito di forze, Con l'aiuto del quale disprezzò lo stretto di Cremona, E dai ai Placenzi alleati e città lontane. Innumerevoli file si raccolgono e seguono la segnaletica I milanesi volevano superare Il castello che Papias vuole proteggere con animo forte. e tutti si preparano ad attraversare il fiume Ticino